Ode alla rosa - canto maghrebino

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Nota del curatore

La raccolta di versi qui pubblicata trae spunto dall'incontro del suo

Autore, Hamza Roberto Piccardo, con il Maghreb, in modo più particolare ed intenso con la città di Marrakech: la "città imperiale" per eccellenza, la città che trattiene il sole nelle sue mura, "la Rossa" Il Marocco ed il Maghreb hanno un posto particolare nel percorso esistenziale dell'Autore, In questa regione, così ricca di tradizione e di spiritualità, si è avvicinato ed è rimasto avvinto dalla cultura e dalla civiltà del mondo arabo e dell'islam. Fino ad aderirvi.

I versi qui raccolti erano, in origine, degli SMS spediti per descrivere e rappresentare - nella sintesi propria a questo tipo di comunicazione

- piccoli eventi, situazioni, momenti della giornata, atmosfere umane

ed ambientali.

In questa forma di messaggi brevi, svolti con successione di tipo cronologico, ha prevalso, nel momento della loro formulazione e trascrizione, l'attenzione alla comunicazione; spesso vicina alla preoccupazione di raccontare e trasmettere un'emozione, uno sguardo nel profondo, lo stupore per quanto si viveva.

Nel momento in cui tale raccolta di episodi, di tappe, di incontri e riflessioni, ha dovuto essere riformulata come raccolta di versi, per il lettore, si è avvertita l'esigenza di ritornare sul testo per liberarlo da quanto sembrava essere troppo contingente, troppo legato al momento o all'interlocutore del momento.

L'Autore ha messo in evidenza una lettura emozionale delle situazioni e degli incontri, della città, dei luoghi, della sua gente. Ha semplificato il testo nella forma, caratterizzandolo per il verso del significato e del senso. Il risultato sembra apprezzabile.

La città di Marrakech, i suoi dintorni montani, il mare (in una breve parentesi) sono gli spazi, non solo geografici, in cui si muove lo sguardo dell'Autore.

Il vero fulcro del racconto poetico è la città di Marrakech, la città che ne nasconde tante al suo interno; luogo degli uomini, spazio dello spirito. Il lettore di questi versi vi troverà molti scorci, la sua gente in perenne movimento, le ombre, i commerci, le voci, la festa.

Tra lo spazio e il tempo profani è, però, forte e presente la voce dello spirito, lo sguardo verso l'alto, la tensione verso Dio. Nell'incedere dei giorni e delle notti marrakchi il richiamo della voce del muezzin, ricorda ai credenti di santificare la propria giornata, di riaffermare con la preghiera supplice ed evocante l'Unico Dio, l'unico senso della vita.

In tal modo l'Autore si ricollega alla più vitale tradizione della poesia islamica, che pone come centrale, se non esclusivo, il rapporto dell'uomo con Allah, seppure a volte mediato dall'incontro con l'altro.

La forte presenza dell'elemento religioso è pure richiamata, in appendice dall'elenco dei 99 nomi più belli di Allah. L'antica pratica de-vozionale qui ripresa, pur nella complessità dei rinvii che evoca, può ritenersi un'invocazione e una memorazione di Dio in tutte le Sue principali - tali per l'uomo - manifestazioni.