






Hamza Roberto Piccardo Il Puzzle del Derviscio
. Parlò a lungo, raccontò tutta la sua avventura italiana e il lavoro di imam in una cittadina della riviera. Davvero il derviscio era uomo sincero e sfaccettato.... (Il Puzzle del
Dervisczo).
Vi è un invito silenzioso e pudico, come è nella sua indole di scrittore, quello di riconsiderare la nostra esistenza occi-dentale, di recuperare il nostro retroterra culturale, il nostro Umanesimo, ricostruire un Andalusia moderna, libera, dove le scienze non erano separate né dalla sapienza né dalla fede, così come non lo erano l'oriente e l'occidente, l'ebreo
ed il cristiano.
Elvio Arancio
Hamza Roberto Piccardo entra nell'Islàm nel 1975, nel corso di un lungo viaggio in Africa occidentale. Nel 1990 è tra i fondatori dell'Unione delle Comunità ed
Organizzazioni islamiche in Italia. (UCOII) e viene eletto membro della direzione nazionale. Oggi è ancora in carica come segretario nazionale. Elabora la Bozza d'intesa, il documento sulla quale si dovranno stabilire i rapporti tra la comunità islamica e lo Stato italiano. Nel 1993 fonda la casa editrice "Al Hikma".
. Al termine del 1994, dopo cin-
que anni di lavoro pubblica la prima edizione del "Saggio di Traduzione Interpretativa del Santo Corano inimitabile".
Dal 2000 al 2004, svolge un'intensa attività editoriale e pubblica un libro di poesie sui 99 bellissimi Nomi di Dio.
Nel 2005 è eletto nel consiglio direttivo del European
Muslim Network, costituito a Bruxelles, presieduto da
Tariq Ramadan.
Introduzione
L
'arte è dar voce ad una necessità, quella di esprimere il proprio universo personale, /illustrare il senso delle nostre credenze, far
albeggiare intime ambizioni.
Nel caso di Hamza Roberto Piccardo lo scrivere è fortemente tutto questo.
L'autore è un credente di fede islamica, e le pagine di questo libro sono il racconto di un progetto, condotto da musulmani, e non solo, finalizzato a valori di giustizia, di equità sociale e di concordia per l'edificazione laica di una società migliore, dove ogni bambino, ogni donna e ogni uomo abbiano i mezzi per sviluppare tutte le possibilità che il Creatore ci ha conferito.
Sarebbe banalmente riduttivo definire di parte il contenuto intenso ricco di spunti che Hamza esprime.
Vi è un invito silenzioso e pudico, come è nella sua indole, quello di riconsiderare la nostra esistenza occidentale, di recuperare il nostro retroterra culturale, il nostro Umanesimo, ricostruire un Andalusia moderna, libera, dove le scienze non erano separate né dalla sapienza né dalla fede, così come non lo erano l'oriente e l'occidente, l'ebreo ed il cristiano.
In un mondo in cui il nichilismo si traveste e si nasconde dietro gli abiti della modernità occidentale, delle luccicanti tecnologie, della grassa indifferenza padrona di casa, in un carnevale artificiale e permanente, Hamza Piccardo scrive Il puzzle del
Derviscio.
Lo elabora durante i suoi continui spostamenti per strade e città di questa vecchia Europa, e ogni giorno
la tastiera del suo cellulare scrive e memorizza uno dopo l'altro tanti SMS - trecentotrentatre - che diventeranno... questo libro.
Un libro che è il racconto di tante persone realmente conosciute, di luoghi autenticamente vissuti, ma soprattutto l'espressione di un desiderio di giustizia, che nell'Islam è valore fondante, di utopia, di bene, di un sogno che si trasformi in realtà, scevro di violenza, se Dio vorrà.
Elvio Arancio
Prefazione dell'autore
Questa storia comincia nel 1973, quando il re dell'Arabia Saudita Faysal Ibn Saud decise di usare il petrolio come arma strategica contro l'appoggio incondizionato che gli Stati Uniti concedevano a Israele, nella guerra che lo opponeva all'Egitto per il mantenimento dell'occupazione della penisola del Sinai.
Il 16 ottobre la Conferenza dell'OPEP, presieduta da Ahmed Zaki Yamani ministro delle risorse energetiche saudita, votò un aumento straordinario del prezzo del greggio e l'indomani il Re annunciò di aver bloccato ogni vendita di petrolio agli Stati Uniti.
L'embargo funzionò e per la prima volta l'occidente si rese conto che la risorsa energetica non era comunque garantita e a basso costo. Fu l'evento che ha determinato la storia del medioriente fino, e particolarmente, ai nostri giorni.
La decisione saudita dette avvio ad un movimento speculativo sui mercati che fini per far triplicare il prezzo del barile di petrolio. I paesi produttori (arabi in testa) si trovarono a far fronte ad un afflusso di denaro tanto insperato quanto destabilizzante.
Per insipienza e avidità le ricadute macro economiche furono disastrose. Un fiume di petrodollari arricchi il bottino delle banche di tutto il mondo. Invece di contribuire allo sviluppo, quel denaro produsse RIBA (usura).
Il denaro fu cioè prestato ad alto costo ai paesi in via di sviluppo determinandone l'indebitamento.
Le condizioni per mantenere ad un certo livello di reddito le oligarchie locali dei paesi debitori, erano
assicurate al prezzo di pesanti interventi dei finanziatori (FMI e Banca Mondiale), non a favore delle politiche sociali di questi paesi quali scuola, sanità, ecc., ma al potenziamento delle infrastrutture (in Africa soprattutto) necessarie per favorire le esportazioni di materie prime o prodotti alimentari verso l'Occidente e gli Stati Uniti in particolar modo.
Gran parte dei proventi di un bene che Iddio aveva concesso agli arabi fu dagli arabi investito in materia illecita. Gli interessi produssero miseria, tame e guerra civile. Quanto agli investitori basti dire che oggi il servizio del debito dell'Arabia Saudita rappresenta il 14% del bilancio dello Stato (dati 2003).
Dopo oltre trent'anni, un sufi che piroetta sui continenti con una schiera di confratelli dervisci realizza un sogno di complotto, alleando produttori e consumatori di petrolio in nome della pace e dei diritti dei popoli.